A partire dagli anni sessanta del Novecento la pratica artistica ha messo definitivamente in crisi i paradigmi dell’estetica modernista e le sue distinzioni, facendo emergere una pratica creativa, un’“arte in generale”, in cui istanze concettuali, processuali, performative impongono una radicale ridefinizione dell’opera e dei suoi caratteri teorici. Il corso affronta i momenti chiave di questo processo, nell’arco del trentennio 1960-90, attraverso l’esame ravvicinato di opere, mostre e figure chiave del periodo, con particolare attenzione alle coordinate teoriche emerse in ambito internazionale nello stesso periodo.
Bibliografia
Il corso prevede la lettura e il commento dei seguenti saggi critici:
- Benjamin H. D. Buchloh, Conceptual art 1962–1969: from the aesthetic of administration to the critique of institutions, in "October", 55 (1990), pp. 105-143.
- Douglas Crimp, On the Museum’s Ruins, in On the Museum’s Ruins, MIT Press 1993, pp. 44-64
- Hal Foster, Cosa è successo al postmoderno?, in Il ritorno del reale, postmedia 2006, pp. 211-36.
- Fredric Jameson, La logica culturale del tardo capitalismo, in Postmodernismo, Fazi 2007, pp. 19-70
- Craig Owens, The Allegorical impulse: Toward a Theory of Postmodernism (1980)
Testo di riferimento generale:
- Gaetano Chiurazzi (a cura di), Il postmoderno, Bruno Mondadori 2007
- Hal Foster et al., Arte dal 1900, Zanichelli 2006
La prova d’esame è scritta e orale, e richiede la capacità di esporre e commentare criticamente temi, opere e testi esaminati nel corso. Ogni studente deve concordare con il docente un argomento su cui elaborare una tesina (lunghezza massima 20.000 battute spazi inclusi) da consegnare via e-mail almeno dieci giorni prima dell’esame.
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